ESCLUSIVA: Intervista a Marian Vajda, allenatore di lunga data di Djokovic: “Sinner è il più forte, ma Novak non ha finito di vincere”
“Dopo 15 anni con Djokovic ho perso la mia motivazione, ora sono meno coinvolto quando lo guardo” Vajda ci racconta dall’Accademia di Tennis Mouratoglou: “Non mi manca la vita che avevo prima, ho trovato serenità con la mia organizzazione non-profit. La separazione con Ivanisevic? L’ho letto sui giornali, non me lo aspettavo.”
Marian Vajda e Novak Djokovic, insieme, hanno vinto 85 titoli in 15 anni, tra cui 20 Grand Slam e 37 Masters 1000, e con il coach slovacco al suo fianco, Djokovic è stato sul trono come numero 1 al mondo per 361 settimane. Quando Goran Ivanisevic si è unito al team nel giugno 2019, Vajda si era tirato indietro, dicendo di voler passare più tempo con la famiglia, per poi abbandonare definitivamente il team del serbo nel febbraio 2022. Aveva iniziato a mancare l’energia richiesta da un lavoro così impegnativo e, ancora oggi, non si pente della sua decisione.
Vajda è attualmente all’Accademia di Tennis Mouratoglou dove segue alcuni giovani talenti sostenuti dalla sua organizzazione non-profit: “HRAJME TENIS SLOVENSKO”.
Si affretta a sottolineare che non si tratta di un’accademia, ma di un’organizzazione il cui obiettivo consiste nel finanziare e sostenere bambini di età compresa tra i 10 e i 15 anni interessati al mondo del tennis. Non si tratta solo di ragazzi talentuosi, ma anche di giocatori meno dotati. Il secondo, ma non meno importante obiettivo dell’organizzazione è quello di formare nuovi insegnanti per diventare allenatori completi. Questo progetto era iniziato quando Vajda era ancora al fianco di Djokovic, ma oggi rappresenta la sua vita.
Attraverso questa missione, Marian Vajda ha trovato la pace: continua a fare ciò che ama di più, senza stress e vicino alla sua famiglia. Proprio mentre il Masters di Monte Carlo sta per iniziare, a pochi chilometri dal nostro tavolo, abbiamo parlato di cosa sta succedendo tra i migliori giocatori di oggi.
Ubitennis: C’è una grande differenza tra allenare il numero 1 al mondo e i giovani ragazzi. Ti manca essere il coach di un top player?
Vajda: “Sì, la differenza è davvero enorme. Avevo già iniziato a lavorare con questa organizzazione non-profit mentre ero ancora con Novak quattro anni fa. Quindi non è una novità dell’ultimo anno, ci avevo pensato a lungo. I 15 anni insieme a Djokovic sono stati molto intensi, ho speso molta energia, quando ho lasciato la strada con lui ho cercato di continuare per un anno con Alex Molcan (top 50) ma mi sono reso conto che mancava qualcosa. Ero meno motivato, volevo essere più vicino alla mia famiglia e ho preferito aiutare ragazzi giovani ad entrare nel mondo del tennis in Slovacchia, a Bratislava. Con questa organizzazione ho trovato la mia serenità. Quindi oggi posso dire che non mi manca. Ma mi piace sempre seguire Novak, sono sempre aggiornato con tutte le notizie su di lui e continuo a guardarlo. Ma ovviamente non sono coinvolto come lo ero prima.”
Ubitennis: Qual è stato l’aspetto più difficile nell’essere il coach di Djokovic?
Vajda: “Eravamo sempre in movimento, da un continente all’altro. Dovevo sempre dire addio alla mia famiglia senza sapere quanto sarei stato lontano e la pressione nei tornei era molto forte, anche per me. Sai, nel tennis, l’allenatore è costantemente sotto osservazione. La pressione di questo sport è esauriente anche per l’allenatore. Nel calcio quando una squadra perde, non è mai colpa di un singolo individuo, non vai a vedere come ha lavorato l’allenatore ogni volta per preparare quella partita. Mentre quando un giocatore di tennis perde, l’allenatore viene immediatamente messo in discussione.”
Ubitennis: Come hai fatto a trovare gli stimoli giusti per iniziare qualcosa di così diverso?
Vajda: “È successo in modo molto naturale. Vedere questi ragazzi sempre più impegnati e appassionati mi ha reso così felice… lo stimolo era semplicemente quello.”
Ubitennis: Secondo te, chi è il giocatore più forte oggi?
Vajda: “Direi Jannik Sinner. Nell’ultimo anno ha giocato un tennis davvero impressionante e sta continuando a migliorare, mantenendo il livello alto. Penso che sia il chiaro favorito per diventare numero 1 al mondo. Trovo anche che Alcaraz sia molto forte, ma al momento Sinner è decisamente il più probabile ad arrivare in cima.”
Ubitennis: Inizialmente tutti pensavano che Djokovic avrebbe trovato nuova motivazione da giocatori come Sinner e Alcaraz per continuare a vincere, ma nell’ultimo periodo l’impressione generale è cambiata. Pensi che Djokovic stia facendo un passo indietro?
Vajda: “Penso che Novak stia cercando di adattarsi e trovare il giusto equilibrio. Non può immaginare di giocare tutti i tornei come faceva prima. Il calendario ATP è troppo intenso, deve fare delle scelte. La sua maggiore motivazione sono i tornei del Grande Slam e le Olimpiadi. Quindi deve trovare il tempo per prepararsi, allenarsi bene, ma non può concentrarsi allo stesso modo anche sugli altri tornei. La vera domanda, secondo me, è se questo nuovo metodo riuscirà ancora a fargli vincere. Perché se giochi meno tornei, potresti arrivare meno allenato rispetto a chi ne ha giocati più di te. Ma Novak sa come fare, è molto intelligente e nessuno dei nuovi giocatori top ha la sua esperienza, semplicemente a causa della sua età. Anche l’anno scorso ha saltato diversi tornei come Indian Wells e Miami ma poi ha vinto a Roland Garros, è arrivato in finale a Wimbledon e ha vinto gli US Open. Quindi non credo che abbia finito di vincere e quest’anno lo dimostrerà ancora una volta.”
Ubitennis: E cosa pensi della sua separazione con Ivanisevic? Te l’aspettavi?
Vajda: “Beh, no, non me lo aspettavo. L’ho letto sui giornali come tutti gli altri, quindi la mia opinione si basa solo su ciò che ho letto negli ultimi giorni. Sono stato piuttosto sorpreso perché negli ultimi anni Novak è sempre stato a suo agio con lui, faceva totalmente parte del team. Forse la pressione che gli allenatori devono sopportare, di cui ho parlato prima, è diventata troppo stancante anche per Ivanisevic. Ma non ne sono sicuro.”
Ubitennis: A livello dei giovani ragazzi che alleni oggi, qual è secondo te la maggiore difficoltà per un tennista in generale?
Vajda: “È molto importante per un tennista essere mentalmente rilassato, altrimenti non può giocare il suo miglior tennis. Ma bisogna trovare il giusto equilibrio tra essere calmi e lavorare sodo. Ogni giorno il programma di allenamento è molto intenso, ma deve essere rispettato e svolto seriamente. Trovare un equilibrio tra lavorare bene, senza stressarsi, è difficile nel tennis, ma fondamentale.”