Calcio e razzismo, Maignan: “Siete tutti complici”

L’episodio sabato durante il posticipo di Serie A a Udine, sospeso temporaneamente dopo i cori contro Mike Maignan. Il portiere francese del Milan ha chiesto a tutti di prendersi le proprie responsabilità. Attesi provvedimenti della giustizia. In Europa linea più dura sul razzismo nel calcio

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La magistratura, la polizia e l’Udinese calcio stanno accertando quanto accaduto sabato durante la partita di seria A, Udinese – Milan, quando a metà primo tempo gli insulti razzisti hanno spinto il portiere rossonero, Mike Maignan, a lasciare il campo e a una sospensione del gioco di circa cinque minuti.

Maignan aveva segnalato all’arbitro gli insulti già all’inizio della partita (alcuni sostenitori friulani gli avevano gridato contro “scimmia” in inglese) e dall’altoparlante del Bluenergy Stadium era stato diffuso un messaggio di avvertimento ai tifosi dell’Udinese, che avevano però proseguito i cori. Fino al 33simo minuto, quando il portiere è rientrato negli spogliatoi, seguito dai compagni di squadra.

Il caso riaccende i riflettori sul razzismo negli stadi, un problema mai risolto in Italia, nonostante i numerosi casi e l’introduzione di controlli e pene, come i biglietti d’ingresso nominali e il divieto temporaneo di accesso a manifestazioni sportive per i responsabili (Daspo).

Maignan: “L’intero sistema si assuma le sue responsabilità”

Il portiere francese ha tenuto alta l’attenzione sugli insulti subiti affidando, domenica, un messaggio durissimo ai social. 

“Non è stato il giocatore a essere attaccato. È stato l’uomo, il padre di famiglia. Non è la prima volta che mi succede. E non sono la prima persona a cui è successo. Ci sono stati comunicati stampa, campagne pubblicitarie, protocolli ma non è cambiato nulla” ha scritto su X Maignan, già obbiettivo di cori razzisti nel 2022 in una partita a Cagliari e nel 2021 in un Juventus – Milan. 

Il numero uno francese ha chiesto a tutti di prendersi le proprie responsabilità sul razzismo: “Gli autori di questi atti, perché è facile agire in gruppo nell’anonimato di una tribuna. Gli spettatori che erano in tribuna, che hanno visto tutto, hanno sentito tutto ma hanno scelto di tacere. La società Udinese, che ha parlato solo di interruzione della partita, come se non fosse successo nulla. Le autorità e la procura, con tutto quello che sta succedendo, se non fate nulla. Siete complici“.

Le reazioni dell’Udinese, del Milan, del governo e dell’arbitro

Non sono una vittima e vinceremo questa battaglia” ha concluso nel suo post il numero 16 del Milan, che ha parlato agli ispettori della Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc) di “un uomo con un bambino”. Si analizzano ora le immagini televisive della curva friulana per individuare i responsabili.

“Siamo profondamente dispiaciuti. Condanniamo ogni atto di razzismo e di violenza” ha poi dichiarato in una nota l’Udinese calcio, impegnandosi anche a bandire a vita dagli spalti i colpevoli. 

Il sindaco della città, Felice De Toni, ha invece offerto a Maignan la cittadinanza onoraria e lo ha invitato a realizzare insieme iniziative per gli studenti contro il razzismo. Dal 2015 la Figc consente alle società calcistiche di tenere fuori i tifosi indesiderati dagli stadi.

Alla fine della partita vinta dal Milan per 2 a 3, i compagni sono corsi ad abbracciare il loro portiere, per la felicità del risultato ma anche per solidarietà al compagno. Maignan ha ricevuto un messaggio di vicinanza da Gerry Cardinale, capo del fondo proprietario del Milan. Il club ha sottolineato che sabato la squadra giocava con la terza maglia, che “celebra la cultura dell’inclusività” .

Ha commentato l’episodio anche l’arbitro dell’incontro, Fabio Maresca. “Ho provato grave disagio per il giocatore e per la situazione. Chi ama questo sport” ha dichiarato Maresca all’agenzia Ansa “prova dolore a vedere interrotta una partita, una cosa bella per un evento così becero, per il comportamento indecente di alcuni”.

Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, si è scusato con Maignan a titolo personale e a nome del governo italiano. “Il mio, il nostro NO AL RAZZISMO” ha scritto su X “come il RISPETTO: sempre e ovunque! E chi sbaglia ne deve rispondere”.

Anche Palmer insultato sabato durante Sheffield – Coventry

Lo scandalo del razzismo non ha colpito solo la Serie A questo fine settimana. Il centrocampista del Coventry City, Kasey Palmer, è stato bersagliato sabato con cori e versi di scimmia da alcuni tifosi di casa dello Sheffied United, durante una partita della seconda divisione inglese.

L’accaduto ha suscitato le condanne delle due società e parole forti da parte del giocatore. “Sono nero e orgoglio di esserlo. Sto educando i miei tre figli a essere come me. Ma sarò onesto: mi sa che le cose non cambieranno mai nonostante gli sforzi” ha scritto sui social il 27enne di origini giamaicane. 

Le promesse della Fifa e le misure in Europa contro il razzismo

Il presidente della Fifa, Gianni Infantino, si è detto pronto a valutare misure più rigorose per le partite internazionali.

In Italia dal 1989 esiste il Daspo come misura di prevenzione della violenza negli stadi, un divieto di accesso alle manifestazioni sportive che può durare fino a cinque anni. Ma servono sanzioni più forti secondo il sindacato dei calciatori.

“A Udine calciatori, arbitro e procura federale hanno deciso di sospendere temporaneamente la partita. Ma le norme prevedono anche che le autorità di pubblica sicurezza possano sospendere definitivamente la partita” ha esortato lunedì a Rai Radio Uno Umberto Calcagno, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori.

Altri campionati di calcio e Paesi europei sembrano più avanti nella lotta a cori e gesti razzisti, antisemiti o comunque diretti contro appartenenze etniche e religiose e orientamenti sessuali, come sottolinea la Gazzetta dello Sport.

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Nel Regno Unito i tifosi responsabili possono essere banditi dallo stadio e subire un processo penale. La Spagna, che ha visto nel 2023 più di un caso ai danni del giocatore del Real Madrid Vinicius Jr, prevede pene detentive tra uno e quattro anni ed esclusione dallo stadio fino a otto anni.

Fino a cinque anni di carcere e 45 mila euro di multa invece in Francia, oltre a lunghe sospensioni per i tifosi quanto per calciatori e altri tesserati protagonisti di episodi di discriminazione. Multe anche in Germania, dove spesso sono stati gli stessi tifosi a segnalare e isolare i violenti, tanto da avere registrato sempre meno fatti del genere negli stadi tedeschi.

, 2024-01-22 12:03:01